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La rivincita degli Eet

Aggiornamento: 3 feb



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Da Neet a Eet ce ne corre. Sono i giovani che inventano un lavoro e ce la fanno: è il nuovo focus di Censis Confcooperative. Ma chi sono questi Eet? L’acronimo sta per Employed, Educated and Trained e indica una categoria contrapposta ai Neet (giovani che non lavorano e non studiano). Un’occupazione di «nuovo conio» come la definisce Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative che parla di «un esercito di 144mila giovani tra i 15 e i 29 anni che, grazie all’autoimprenditorialità, aprono attività in diversi settori, prevalentemente innovativi e tecnologici, battono la crisi, fanno impresa e creano lavoro».


La comunicazione digitale, mediata da strumenti sempre più sofisticati, è l’ambito in cui i giovani imprenditori danno il meglio di loro stessi, monopolizzando l’offerta di servizi e spiazzando la concorrenza delle generazioni precedenti. Dal 2017 a oggi sono più triplicate le imprese giovanili che si occupano di pubblicità e ricerche di mercato, e quelle che offrono servizi di direzione aziendale e consulenza gestionale. Incrementi rilevanti, superiori al 50%, si registrano nella produzione cinematografica, televisiva e musicale, nella produzione di software e consulenza informatica. Tra i settori in crescita infine i servizi postali e le attività di noleggio.


Il numero dei giovani occupati in Italia è in continuo aumento, ma si assiste a una polarizzazione. I giovani più preparati, con in tasca una laurea o una specializzazione post-laurea, sono il 23,5% degli occupati, il loro tasso di occupazione è cresciuto del 3,1% in pochi anni. Quelli meno scolarizzati, con il diploma di terza media, sono una minoranza e il loro tasso di occupazione è calato del 2,7%. Lo zoccolo duro restano i giovani diplomati che sono circa il 60% dei giovani lavoratori, in forte calo però in alcuni ambiti come la sanità e dall’assistenza sociale (-40.2%), ma anche nelle attività ricreative (-308%), nel commercio e nella ristorazione. I giovani occupati sono tre milioni, di cui circa 1,8 milioni di uomini e 1,2 milioni di donne. Rappresentano il 13,3% del totale degli occupati, e si stima che corrispondano al 6,6% del totale delle retribuzioni lorde da lavoro dipendente e dei profitti da lavoro indipendente. Il valore complessivo raggiunge i 52,2 miliardi di euro, il 2,5% del Pil. Malgrado i progressi complessivi, il gender gap nell’occupazione giovanile è ancora elevato. Il divario nel 2023 è infatti di 10,4 punti percentuali (39,7% per i maschi contro 29,3% per le femmine).


Se si guarda invece al divario territoriale si scopre che i nuovi talenti hanno casa al Sud. Il 35,4% dei 144mila giovani imprenditori risiede nel Mezzogiorno, il 28,5% nel Nord Ovest, il 16,7% nel Centro, e infine il 19,4% nel Nord Est. Analizzando i numeri complessivi il quadro si fa meno roseo. Tra il 2016 e il 2023 si riscontra – in base alle elaborazioni del Censis su dati forniti dal Registro delle imprese di Infocamere - , una decrescita del 7% del numero dei titolari di impresa. Le imprese gestite dagli under 30 sono diminuite del 16,9% con una decrescita costante, più veloce durante gli anni della pandemia. Il numero dei giovani titolari di impresa è passato da 186 mila a 155 mila con un’incidenza sul totale degli imprenditori del 5,3% rispetto al 6% del 2016. Unica eccezione il settore della pubblicità e delle ricerche di mercato: in questo caso un quinto delle imprese è a conduzione giovanile, con aumento del 12,3% rispetto al 2017. WM

 
 
 

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