Il futuro dei Parchi archeologici della Maremma
- Maurizio Carucci

- 5 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
I Parchi archeologici della Maremma sono stati creati nel 2024 per dare nuovo impulso ai più importanti siti archeologici del territorio della maremma grossetana: Vetulonia, Roselle e Cosa. Accanto al fascino delle rovine etrusche, romane e medievali, messe in luce da decenni di scavi archeologici, i visitatori possono inoltre immergersi in contesti di altissimo valore paesaggistico, straordinariamente preservati. L’antica Vetluna era, secondo le fonti, una delle dodici più potenti città-Stato etrusche. La città conobbe il suo massimo sviluppo durante l’età orientalizzante, nel VII sec. a.C., e venne poi assoggettata a Roma a partire degli inizi del III sec. a.C. Testimoniano del suo momento di maggiore splendore le monumentali tombe a tumulo della necropoli mentre i resti della fase ellenistica della città sono oggi inframmezzati al tessuto urbano del piccolo borgo medievale che, dal 1888, porta il nome dell’antica città. La città di Rusel era, secondo le fonti, una delle dodici più potenti città-Stato etrusche. I suoi resti, ancora oggi circondati da un poderoso muro di cinta in opera poligonale, si trovano a circa 10 km a nord di Grosseto. Gli scavi, iniziati negli anni 50 del ‘900, hanno portato alla luce progressivamente una ricca sovrapposizione di edifici appartenenti sia alla fase etrusca (con edifici pubblici, abitazioni e un vasto quartiere artigianale), sia a quelle successive della civiltà romana (strade, edifici pubblici del Foro, abitazioni, impianti termali) e alto medievale (resti della chiesa cattedrale con il suo cimitero). La colonia di Cosa fu fondata dai Romani nel 273 a.C. dopo la sconfitta delle forze alleate delle città etrusche di Volsinii e di Vulci (280 a.C.) e la cessione di buona parte del territorio vulcente. Gli scavi archeologici dell’abitato, circondato da una cinta muraria in opera poligonale straordinariamente conservata, hanno portato alla luce i resti degli edifici pubblici del Foro, delle terme, di numerose domus private. Sul punto più alto del promontorio i resti del tempio dell’Arce dominano dall’alto il Tirreno e il promontorio dell’Argentario.
«Operiamo da poco più di un anno – spiega Leonardo Bochicchio, direttore dei Parchi archeologici della Maremma -. I siti che oggi gestiamo erano già pubblici e dipendevano dalla Direzione regionale dei Musei di Firenze. Con la nascita del nostro Ufficio abbiamo voluto avvicinare la gestione al territorio, instaurando un dialogo diretto con le realtà locali, le autorità, gli operatori turistici e i ricercatori. Il nostro primo impegno è stato proprio quello di creare sinergie concrete con chi vive e valorizza ogni giorno questo territorio. Puntiamo a potenziare le attività nelle scuole, a creare laboratori esperenziali, ad aumentare le visite guidate. A collaborare anche con il Parco m inerario e Populonia».
I tre Parchi archeologici della Maremma sono uniti da un filo comune: il Parco di Roselle, vicino a Grosseto; il Parco di Vetulonia, nel comune di Castiglione della Pescaia; e il Parco di Cosa, nella frazione di Ansedonia, parte di Orbetello, dove si trova anche un piccolo museo. Roselle e Vetulonia sono antiche città etrusche fondate nel IX secolo a.C., celebri per le loro poderose mura in pietra e per la ricchezza dei resti. Cosa, invece, è una colonia romana fondata nel III secolo a.C., un vero manuale vivente di urbanistica antica: strade, templi, case e fortificazioni raccontano come si organizzava una città romana. Il visitatore, passeggiando tra questi siti, può compiere un viaggio nel tempo, dagli etruschi al Medioevo, in un paesaggio ancora intatto e suggestive.

«In Toscana e nel Lazio – continua il direttore - stiamo lavorando a un progetto che unisce le antiche vie degli etruschi, creando un percorso che racconti la loro civiltà e il legame con il nostro presente. Conoscere il passato non deve essere un’esperienza isolata o scolastica: i siti archeologici devono essere luoghi vivi, da vivere ogni giorno. Ecco perché organizziamo spettacoli teatrali, concerti, passeggiate archeologiche: vogliamo che le persone sentano questi luoghi come parte della loro quotidianità. Il nostro slogan è: “Testimoni di una storia millenaria”. Ci piace perché racchiude il senso del nostro lavoro: conservare e raccontare una memoria antichissima che solo l’archeologia può rendere visibile. Ho trovato una grande collaborazione con gli enti locali, in particolare con la Provincia di Grosseto, che ci ospita temporaneamente. Tuttavia, ci sono ancora molte sfide: migliorare le infrastrutture, rendere i siti accessibili a tutti – anche alle persone con disabilità motorie – e potenziare i collegamenti con i mezzi pubblici. Vogliamo anche abbattere le barriere cognitive, rendendo la narrazione archeologica più inclusiva e comprensibile a pubblici diversi, anche stranieri. La situazione di partenza era buona, ma i margini di crescita sono enormi».
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