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Il prosecco sfonda in Francia

Messo in archivio lo storico sorpasso sullo champagne, per il prosecco è tempo di attrezzarsi per nuove sfide. Come la penetrazione crescente nel mercato transalpino: un recente studio Nomisma-Wine Monitor sul posizionamento Oltralpe del prodotto che negli ultimi 30 anni ha rivoluzione il Nord-Est vitivinicolo, divenendo un fenomeno mondiale da studiare, segnala che è del 52% la percentuale di francesi, fra i 18 e i 65 anni, che negli ultimi 12 mesi hanno avuto modo almeno una occasione di consumare prosecco. La ricerca è stata diffusa da Cantina Produttori di Valdobbiadene, che ha la caratteristica d’essere la maggiore realtà cooperativa del territorio, riunendo oltre 600 viticoltori accomunati dal marchio Val d'Oca. La cantina produce ogni anno più di 15 milioni di bottiglie, distribuite in oltre 60 Paesi.

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Un mondo che, come tutti di questi tempi, si ritrova a fare i conti con l’incognita dei dazi trumpiani al 30%, che potrebbero scattare il 1° agosto. Per il pianeta prosecco, le esportazioni negli Stati Uniti valgono oltre 400 milioni di fatturato, con 130 milioni di bottiglie esportate ogni anno, all’incirca il 29,5% del totale che va all'estero. Il fattore di rischio, quindi, è molto elevato per un prodotto che rischia di pagare i costi maggiori per questa barriera tariffaria. La tendenza è ancora positiva, peraltro: nei primi due mesi del 2025 l'export verso gli Usa è cresciuto di ben il 37,6% rispetto al 2024. Una bottiglia di prosecco Doc attualmente costa in media tra i 12 e i 13 dollari: il 30% sui dazi significherebbe un aumento minimo di 4-5 dollari. Un incremento importante che ricadrebbe sulle spalle dei consumatori americani. «Il prosecco, per successo commerciale, riconoscibilità e volumi esportati, rappresenta un asse importante della presenza di vino italiano negli Usa – analizza la situazione Tito Campesan, direttore commerciale di Val d’Oca –. Un cambiamento doganale potrebbe influire sulle dinamiche di prezzo e di competitività sullo scaffale. Inutile lamentarsi troppo, però. Questa fase invita tutto il settore a riflettere su nuove strategie: ricerca di mercati alternativi sui quali diversificare, rafforzamento del valore percepito, investimenti in branding per consolidare il legame con il consumatore americano».

Tornando al rapporto, Nomisma registra che l'import di vini “sparkling” italiani è passato dal 55,3% del 2019 al 66,2% del 2024. Nel dettaglio, nel 2024 l'esportazione italiana di prosecco in Francia in valore registra una variazione del +136,6% rispetto al 2019 e, per il 2024 /23, del +8.8%. In volume. l'export segna nel confronto 2024/19 un +128,1%, mentre sul 2024/23 è del +16,9%. La percentuale della popolazione francese che conosce la provenienza italiana del vino a base di vitigno glera è pari al 28%. Insomma, il prosecco continua a vivere un momento storico di espansione globale. «Nel 2024 - dicono i responsabili della cantina Val d’Oca, la cui storia iniziò nel 1952 con 129 soci - sono state vendute oltre 660 milioni di bottiglie di prosecco Doc, in aumento del 7% sull'anno precedente e con un valore superiore ai 3,6 miliardi di euro. A confronto, lo champagne - evidenziano - ha registrato una flessione, scendendo a 271,4 milioni di bottiglie (-9,2%), confermando così un sorpasso netto che evidenzia il primato delle bollicine italiane nel mondo ».

«Oggi il Prosecco - commenta Francesco Gatto, presidente di Val d'Oca - non è solo un simbolo del "made in Italy" nel mondo, ma anche una risorsa concreta per il territorio, per l'economia locale e per le nuove generazioni. Difendere questa filiera significa proteggere lavoro, identità e futuro». A trainare questa crescita è l’intero sistema produttivo annidato tra le colline di Valdobbiadene e Conegliano, dal 2019 riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, fatte di pendii anche ripidi dove la vendemmia è definita “eroica” (richiede fino a 800 ore di lavoro manuale per ettaro all’anno), a riprova che la qualità nasce sempre dalla fatica della terra. Valori confermati dal direttore Campesan: «Nel panorama competitivo del vino, uno degli aspetti distintivi è la filiera integrale - sottolinea - che per noi parte dalla raccolta manuale delle uve, una pratica che tutela la qualità dell’acino e consente una selezione accurata. Comunicare questi aspetti significa educare il consumatore a riconoscere il valore aggiunto del prodotto prosecco». Come quelli delle Rive, le colline più scoscese, che sono 43 in totale a Valdobbiadene (la cantina Val d’Oca ne ha 9, diffuse su 120 ettari, che rappresentano oltre il 25% del totale di terreni dedicati alle Rive).

 
 
 

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