Allarme di Mattarella: troppo precariato e salari bassi
- Maurizio Carucci

- 18 ott 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 22 ott 2024
«I dati dell'occupazione in Italia segnano una crescita che conforta». Con questa premessa il presidente della Repubblica riconosce i dati dell'Istat. Tuttavia ci sono nel Paese - sottolinea Sergio Mattarella - evidenti segni di disagio determinati dal precariato diffuso e dalla piaga dei salari troppo bassi che portano milioni di cittadini a entrare nella categoria del "lavoro povero".
Infatti il capo dello Stato si concentra su un'analisi cruda della situazione: «L'occupazione si sta frammentando, tra una fascia alta, in cui a qualità e professionalità corrispondono buone retribuzioni, mentre in basso si creano sacche di salari insufficienti, alimentati anche da part-time involontario e da precarietà. Si tratta di un elemento di preoccupante lacerazione della coesione sociale». Una preoccupazione tira l'altra e il presidente parla anche di discriminazioni territoriali: «Le Regioni - in base all'art. 120 - non possono adottare provvedimenti che ostacolino, in qualsiasi modo, la libera circolazione delle persone e delle cose; e - aggiunge - neppure limitare l'esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale». Sono Sanità pubblica e lavoro quindi i crucci di Mattarella che si sta battendo sull'importanza di mantenere quel modello sociale di "welfare universalistico" che affonda le sue radici nella costituzione repubblicana. «Con il lavoro, con l'apporto decisivo delle organizzazioni dei lavoratori, si è costruito - sottolinea il capo dello Stato - il welfare italiano, elemento basilare dei diritti di cittadinanza».
L'obiettivo della classe politica deve essere, per il presidente, sempre quello di raggiungere «la massima occupazione possibile», ma senza dimenticare la qualità del lavoro e soprattutto la sicurezza, la cui mancanza in Italia è diventata «una piaga intollerabile»: «La vita delle persone - ricorda agli imprenditori - vale immensamente più di ogni profitto, interesse o vantaggio produttivo».
Oltre alla qualità del lavoro e al basso livello di sicurezza purtroppo in Italia permane un ulteriore intollerabile elemento che è la condizione in cui sono tenuti gli immigrati «sovente esposti a uno sfruttamento spietato, inconciliabile con la nostra civiltà». Un j'accuse che non poteva che chiudersi con un richiamo finale, che il presidente da anni reitera in ogni occasione, sulla questione femminile. La Costituzione «stabilisce - all'art. 37 - che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, deve avere le stesse retribuzioni che spettano ai loro colleghi di genere maschile. Sappiamo che il cammino per giungere al rispetto di questo principio è tuttora da concludere, ma va ricordata questa prescrizione e il conseguente dovere delle istituzioni di operare per renderla ovunque effettiva». WM
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