top of page

Piera Carlomagno e il suo ultimo romanzo noir


Copertina del libro Ovunque andrò di Piera Carlomagno
Copertina libro





Con Ovunque andrò, la giornalista propone una saga familiare in chiave noir.


L'autrice salernitana, direttore artistico del SalerNoir Festival – Le notti Barliario, torna in libreria e ci svela qualcosa della sua una nuova opera, che coniuga respiro internazionale e storia familiare.


Da dove nasce il titolo di questo romanzo?


«E’ l’incipit di una frase di Epitteto “E ovunque andrò, là troverò sempre il Sole, La Luna e Stelle…”, che riprendo nel titolo dei capitoli mentre i paragrafi sono scanditi dalle ore perché la vicenda si svolge in una sola notte, in attesa della sentenza del tribunale che deciderà le sorti della protagonista, Tania. Ovunque andrò rappresenta però anche la spinta delle persone del Sud a partire per trovare lavoro, simboleggia la voglia di evadere. Significa anche che, ovunque andrò, le mie radici sono sempre qui».



L'autrice: Piera Carlomagno
Piera Carlomagno


Nel racconto è presente anche la Cina. Lei è laureata in lingua cinese, quindi c’è un riferimento a qualcosa di personale.

«In questo libro tornano un po’ tutti i luoghi della mia vita. La Basilicata, di dove erano originari i miei genitori, Napoli, dove ho vissuto per dieci anni, Salerno, la città in cui sono nata e la Cina, soprattutto Pechino, dove ho vissuto per un periodo. L’azienda della famiglia al centro del racconto è una piccola conceria nata in Basilicata ai primi del ‘900, che ad un certo punto si sposta a Solofra nel distretto conciario e che poi si ingrandisce impiantando uno stabilimento a Pechino.

Quello che racconto quindi è un Sud diverso da quello del folklore, della civiltà contadina e della tradizione, terra da cui si parte. Cerco di raccontare una terza possibilità, che è quella di una fabbrica del Meridione che si sviluppa fino ad approdare al mondo del lusso. In particolare, c’è un articolo luxury che per Tania è molto importante perché rappresenta la storia della sua famiglia».


I suoi romanzi sono spesso ambientati in Basilicata ma non a Salerno, dove lei vive. Come mai? Salerno è poco “noir”?

«Salerno è molto noir. Sto scrivendo qualcosa ambientato a Salerno ma non è ancora un racconto ben maturato nella mia mente. Il fatto è che a Salerno ho fatto la giornalista di cronaca e sapere troppe cose e capire molto bene quello che succede in questa città non consente alla mia fantasia di dispiegarsi. Non ambienterei mai una storia in una città che non conosco, quello no ma è difficile ambientarla in una città che conosco troppo bene come Salerno. Sono troppo ancorata alla realtà».


Come mai in questo romanzo si concentra tanto sulla saga familiare?

«La famiglia è sempre stata al centro dei miei romanzi perché credo che sia una rappresentazione della società. C’è l’amore, c’è l’affetto ma ci sono anche i conflitti ed i diverbi. La famiglia che racconto è sempre una famiglia allargata. C’è anche molto delle mie famiglie, quella di mia madre e quella di mio padre, che erano molto diverse l’una dall’altra. Con questo libro ho sentito il bisogno di recuperare quel patrimonio di memorie familiari».

Se in passato mi ha potuto ispirare la visione di una piscina di un hotel di Ischia ed una storia raccontatami dal direttore di quell’albergo, in questo caso, è stata la memoria di un palazzetto nobiliare che visitavo da bambina».


Quindi in questo romanzo c’è molto di Piera.

«Ci sono molti ricordi della mia vita a Napoli, molte riflessioni, molte caratteristiche che mi appartengono, come l’insonnia, di cui soffro. Questo accade perché evidentemente, ad un certo punto della vita, sei meno attenta a quello che succede all’esterno e più concentrata su quello che sta capitando a te.

Poi senti questa voglia di scrivere, che non riesci a controllare e ti senti ispirata da qualcosa, che può essere la tua stessa vita. L’unica cosa che, credo, non si riesce a fare, è scrivere mentre provi ancora forte quell’emozione.

C’è bisogno di un minimo di distacco. E’ anche una questione di onestà verso il lettore. Non puoi raccontare il tuo diario personale, devi inserire un elemento di fantasia, non sarebbe interessante per nessuno e non sarebbe giusto nei confronti del lettore».


Sta già lavorando al suo prossimo romanzo?

«Ho iniziato a scrivere una nuova storia ma sono alle primissime battute e ancora non so, sinceramente, come evolverà. E’ ispirata a fatti realmente accaduti ma sarà noir, non un giallo, credo. Quello lo lascio alla mia protagonista seriale Viola Guarino».


Le piacerebbe che Viola si materializzasse, magari in una fiction?

«Certo, sarebbe una grande esperienza».


Comments


Rimani sempre aggiornato. Iscriviti alla Newsletter

Grazie per esserti iscritto!

WONDER MAG è una testata giornalistica registrata. Registrazione n. 6207 del Registro Stampa del Tribunale di Firenze.

Le immagini presenti su questo sito sono utilizzate su licenza. 

© 2004-2025 | Silvia Malandrin -P:IVA  IT06903280482

© 2024 by Wonderagency. Powered and secured by Wix

bottom of page