Export, alla ricerca di nuovi mercati
- Maurizio Carucci

- 22 ago
- Tempo di lettura: 2 min
L’export italiano non si ferma, nonostante i dazi Usa. I nostri prodotti conquistano 25 Paesi, che nel 2024 hanno assorbito il 61,5% delle esportazioni secondo un rapporto di Confartigianato, per un valore di 383,6 miliardi di euro sui 623,5 miliardi complessivi e in cui nei primi quattro mesi del 2025 le nostre vendite sono aumentate del 5,3% a fronte del -2% registrato nei restanti mercati internazionali. In attesa di conoscere il reale impatto dei dazi statunitensi, le nostre imprese non rimangono a guardare e si danno da fare per conquistare nuovi mercati mondiali extra Usa.

In testa alla classifica per l'aumento di export made in Italy nel primo quadrimestre di quest'anno si piazzano gli Emirati Arabi (+20,9%), seguiti da Brasile (+14%), Svizzera (+13,1%), Spagna (+10,6%), Arabia Saudita (+9,6%). In valori assoluti, le nostre imprese vendono negli Emirati Arabi prodotti per 7,9 miliardi, mentre in Brasile l'export ammonta a 5,8 miliardi, in Svizzera a 30,2 miliardi, in Spagna a 34,5 miliardi e in Arabia Saudita 6,2 miliardi. Tra gli altri mercati dinamici, pur con valori di export italiano inferiori a cinque miliardi, si registra una crescita a doppia cifra delle vendite in Israele con +13,1%, Danimarca con +11,8%, Irlanda con +11,5% e Singapore con +11,3%. Confartigianato ha stimato che se su base annua si confermasse la tendenza di crescita dei primi quattro mesi, nel 2025 questi 25 mercati potrebbero generare un aumento delle nostre esportazioni pari a 20,4 miliardi. Un risultato in grado di compensare il calo di vendite in Usa a causa delle nuove tariffe doganali. Sempre secondo Confartigianato, sono poco più di 25mila le aziende nostrane che nel triennio 2022-2024 hanno esportato verso gli Usa. Con un valore complessivo che l’anno scorso ha raggiunto i 56,4 miliardi.
All'affermazione del made in Italy sui mercati mondiali extra Usa contribuiscono le piccole imprese. Negli Emirati Arabi, per esempio l'export delle pmi vale 3,5 miliardi, in Arabia Saudita è di 1,3 miliardi, in Brasile di 857 milioni. Tra i settori più dinamici: alimentari, moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria.
«Le nostre imprese stanno facendo la loro parte per reagire all'impatto dei dazi Usa, cercando nuovi sbocchi di mercato per il made in Italy. Ora, però, chiediamo che l'Europa faccia veramente l'Europa e ponga la competitività degli imprenditori al centro della sua azione'. Abbiamo troppe palle al piede: eccesso di burocrazia, peso del fisco, difficoltà di accesso al credito, alti costi energetici. Basti dire che le imprese italiane pagano l'energia il 28% in più rispetto alla media europea. Al governo italiano chiediamo altrettanto impegno per difendere e valorizzare la qualità del made in Italy sui mercati internazionali», dichiara il presidente di Confartigianato Marco Granelli.
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