top of page

Ageismo vs. seniority. La longevità come sfida delle organizzazioni

Non è solo una questione di termini ma di sostanza. Ageismo e longevità sono due facce della stessa medaglia. Al centro un differente approccio all’invecchiamento di cui, oggi, le aziende non possono non tener conto.

 

Valorizzare l’esperienza e la seniority dei lavoratori più anziani è infatti una delle esigenze emersa negli ultimi anni a seguito dell’invecchiamento della popolazione. Guardando all’Italia, l’aspettativa di vita è di 83,1 anni e un quarto della popolazione al 01/01/24 è over 65 (dati Rapporto Annuale Istat).

 

Mentre oggi si definisce anziana una persona che ha compiuto i 65 anni di età, le differenze di stili di vita, condizioni economiche e di salute, la partecipazione alla vita lavorativa e sociale tra gli over 65 sono tali che questa generalizzazione è davvero riduttiva. Tant’è che nel 2018 la Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) aveva suggerito di innalzare a 75 anni l'età la soglia d’età in cui, per definizione, si diventa anziani e per questo si parla di terza e anche quarta età.

 

Il trend relativo all’invecchiamento della popolazione è comunque destinato a durare, tanto che già oggi, secondo dati INPS, un lavoratore su cinque ha più di 55 anni e secondo il Rapporto Istat “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie” 2023, nei prossimi 20 anni un italiano su tre supererà i 65 anni.

 

Se fino ad ora si è, più o meno diffusamente, parlato di altri tipi di discriminazioni, ad esempio quella di genere, solo da poco tempo si parla di quella forma di discriminazione legata alla vecchiaia, alla quale è stato dato il nome di ageismo, dal termine inglese “ageism”.

In Europa, secondo Rapporto Globale sull’Ageismo del 2021, il 42% della popolazione anziana si sente discriminata per la propria età, nel proprio paese, in particolare sul posto di lavoro. 

 

Anziani e lavoro - credits: Freepik
Credits: Freepik

Questo dato viene confermato anche dalla recente indagine intitolata “La sfida della Longevity” realizzata da Intoo e Wyser, società di Gi Group Holding, multinazionale italiana del lavoro.

Secondo i dati raccolti, il 69% dei lavoratori senior e il 78% dei manager ammette di aver sperimentato di essere stato discriminato per la propria età. In particolare, è nel processo di selezione che l’età rappresenterebbe un ostacolo per 8 candidati su 10 a posizioni manageriali.

 

Quello che emerge da questo studio è anche che le aziende sono ancora impreparate (lo dice il 62% del campione intervistato) a confrontarsi e a gestire la longevità dei loro dipendenti e manager. Uno su tre pensa che l’azienda non sia sufficientemente attenta alle esigenze dei lavoratori più anziani e solo il 20% dei lavoratori ultra-cinquantenni è al corrente di iniziative a loro dedicate.

Tra queste, prevale (50%) il prepensionamento mentre in maniera disomogenea vengono prese altre iniziative come la mappatura delle competenze, formazione, flessibilità oraria e benessere organizzativo.

La tecnologia diventa, a questo riguardo, uno strumento abilitante di nuove competenze e di nuove capacità da poter “sfruttare” in ambito lavorativo: il 76% degli ultra-cinquantenni è interessato a seguire corsi di aggiornamento ed oltre metà dei manager e degli over50 considera l’Intelligenza Artificiale come un’opportunità. Questo va di pari passo con la diffusione dell’utilizzo di internet che nel 2023 ha raggiunto quasi il 90% di utenti regolari anche nella fascia d’età tra i 25 ed i 64 anni.

Inoltre gli over50 si dicono aperti al cambiamento e a nuove possibilità, perciò se oltre la metà prefigura un futuro nella stessa azienda, il 13% dei manager di alto profilo ricerca attivamente un nuovo lavoro mentre il 30% dei lavoratori over50 spera nel prepensionamento.

Che non significa però sedentarietà. Secondo un altro Rapporto  ISTAT (“Pensione e partecipazione al mercato del lavoro dei 50-74enni”), nel 2023 oltre 260.000 pensionati del settore privato erano ancora attivi.

La possibilità di continuare ad essere autonomi, di tenersi occupati, di coltivare relazioni sociali, anche di formare una famiglia o legami affettivi, di partecipare alla vita pubblica, culturale, politica compongono quell’elisir che allunga la vita e preserva la sanità, prima di tutto mentale, oltre che fisica, delle persone anziane. Anche l’ organizzazione aziendale dunque può, ed anzi, deve gestire l’età come fattore da valorizzare. La seniority significa esperienza, competenza, capacità di risoluzione di problematiche complesse, capacità di mediazione che vanno a completare il quadro di capacità e competenze proprie delle risorse più giovani. E' anche attraverso questo tipo di sensibilità che le aziende possono dare luogo ad iniziative che rientrano nell'ambito della sostenibilità e della Responsabilità Sociale d'Impresa.

Commenti


Rimani sempre aggiornato. Iscriviti alla Newsletter

Grazie per esserti iscritto!

WONDER MAG è una testata giornalistica registrata. Registrazione n. 6207 del Registro Stampa del Tribunale di Firenze.

Le immagini presenti su questo sito sono utilizzate su licenza. 

© 2004-2025 | Silvia Malandrin -P:IVA  IT06903280482

© 2024 by Wonderagency. Powered and secured by Wix

bottom of page